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Hennè

Hennè il nome comune di un arbusto spinoso appartenente alla famiglia delle Lythraceae dalle cui foglie e rami essiccati si ricava una polvere verde che viene usata come colorante per la pelle e per i capelli. Il nome scientifico di questa pianta è Lawsonia inermis e veniva utilizzata soprattutto in India e Nordafrica come colorante per i tatuaggi sulla pelle e come colorante naturale per i capelli.  L’ hennè, lawsonia inermis è una pianta che si presenta come un grosso cespuglio, o come un piccolo albero, che cresce in climi caldi e secchi. Sin dall’antico Egitto, cinquemila anni fa, l’hennè era usato per tingere i capelli; addrittura sono state ritrovate delle mummie che presentavano tracce di Hennè. Altri popoli antichi che usavano l'henné erano i Sumeri, i Babilonesi e i Semiti. L'henné non veniva usato solo come colorante ma anche come prodotto terapeutico, ha infatti proprietà lenitive, antinfiammatorie ed emollienti. L'utilizzo principale di questa piante er
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Yoga Bioenergetico

Yoga Mare - foto F.G. 2016 Ho pensato di unire lo yoga alla bioenergetica prendendo alcuni spunti da quest’ultima disciplina psico-fisica al fine di aiutare ad allentare le tensioni del corpo e della mente. Penso sia possibile praticare alcuni esercizi ormai consolidati nello yoga, leggendoli in chiave bioenergetica e potenziandoli tramite esercizi di radicamento a terra e di accumulo di tensione muscolare e rilascio. Principalmente lo yoga bioenergetico agisce attraverso due elementi naturali: la terra e l’aria. Il contatto con la terra  avviene in via principale con i piedi, ma anche con le mani e altre parti del corpo coinvolte negli esercizi. Il contatto con l’aria avviene naturalmente attraverso il respiro, ma anche attraverso la parola e le altre persone che ci stanno accanto che occupano uno spazio fisico che si ritaglia nell’aria, nell’etere che ci circonda. Il lavoro dalla terra all’aria si può leggere attraverso la mobilità dei vari centri corporei: gli

Amla

L’Amla , Emblica officinalis , è un'altra pianta di origine indiana , molto conosciuta come la pianta di Neem nella medicina ayurvedica . In India è conosciuta anche come Amalaki ma viene abitualmente denominata Amla. Il suo frutto, simile alla susina, viene utilizzato in forma fresca o essicata e può essere consumato con la buccia intera. È ricco d'acqua, di calcio e contiene quasi tutte le vitamine del gruppo B , il ferro e il manganese . Contiene acidi preziosi come il gallico e l'ellagico, numerosi flavonoidi e polifenoli (pedunculagina, punigluconina, punicafolina). Si trovano le proprietà terapeutiche e farmacologiche di questo frutto nei più antichi testi di medicina orientale:   in cui era considerato come astringente, digestivo, afrodisiaco, lassativo, tonico, diuretico. Ideale per arricchire prodotti di cosmesi, per combattere tosse e dolori addominali, scottature, infiammazioni, febbre, diabete ed emorragie, dagli ultimi studi sulla pianta si

L'albero di Neem

Incontri naturali con il benessere:  La pianta di Neem L' Azadirachta indica , più comunemente chiamato Neem , è un albero nativo dell'India conosciuto come  Arishta cioè " l'albero capace di curare tutte le malattie" ; gli Arabi lo chiamano Shajar-e-Mubarak che significa "albero benedetto". Questa pianta ha tantissime proprietà interessanti e per questo i suoi preparati come la polvere o l'olio di Neem possono essere utilizzati in molti modi. La pianta di Neem risale alla tradizione ayurvedica ed è impiegata da millenni per le sue spiccate proprietà antibiotiche, antibatteriche, antinfiammatorie e antiparassitarie. Il suo utilizzo avviene prevalentemente sottoforma di olio o polvere (diluita con acqua o altri composti) e viene utilizzato di solito: 1) sui capelli: per detergere e purificare il cuoio capelluto soprattutto in caso di capelli grassi o forfora; è contenuto in molti shampoo naturali come quelli della Khadi molto

Alice e il Cappellaio matto tra sogno e realtà

Vuole la storia che Alice  e il Cappellaio si sarebbero persi per tantissimo tempo, per poi ritrovarsi come se fosse passato solo un secondo. Era una storia strana la loro, potevano stare lontanissimi, non vedersi, né sentirsi,ma questo non avrebbe cambiato il loro incontro. Alice sentiva quando il Cappellaio non era felice, se gli succedeva qualcosa o si allontanava. Guardava il cielo, le nuvole, si era resa conto, che anche se in due mondi inconciliabili, forse, non erano lontani. Era stato difficile trovarsi la prima volta, riconoscersi nella moltitudine, ma da allora lo spazio e il tempo erano solo concetti astratti, comunque sembravano legati da una sorta di filo che non riusciva a spezzarsi. Si erano persi, Alice pensava per sempre, irrimediabilmente, ma il Cappellaio è tornato a farle visita nei sogni, per diverse notti. Tutti pensavano fosse felice, in procinto di una deliranza, ma nel sogno di Alice non faceva che stringerla forte, prigioniero del sort

Donne che corrono coi lupi

Una donna può desiderare follemente essere vicino all’acqua, o a pancia in giù con la faccia nella terra a odorare quel profumo selvaggio. Può aver bisogno di ore di notti stellate, quando le stelle sono come cipria sparsa su un pavimento di marmo nero. Può sentire che morirà se non potrà danzare nuda nella tempesta, sedere in perfetto silenzio, tornare a casa sporca di inchiostro, di pittura, di lacrime, di luna. Ringrazio, infine, l’odore dello sporco buono, il suono dell’acqua libera, gli spiriti della natura che accorrono sulla strada per vedere chi passa. E tutte le donne che sono vissute prima di me e hanno reso il sentiero un po’ più aperto e un po’ più facile. C. Pinkola Estés